SIRACUSA. Sarà avviato nei prossimi giorni uno studio sulle variazioni climatiche tardo-quaternarie nelle grotte della Sicilia sud-orientale.
La ricerca ambientale – saranno analizzati gli speleotemi delle riserve naturali integrali “Grotta Monello” e “Grotta Palombara” gestite dal centro di ricerca Cutgana dell’Università di Catania – è finalizzata alla ricostruzione dei climi del passato per valutare la variabilità naturale del clima.
Nell’ultimo ventennio, infatti, la ricerca ambientale è stata caratterizzata da un crescente sviluppo degli studi di carattere paleoclimatologico e paleoecologico e sono state condotte con metodologie diverse: carotaggi, analisi dei sedimenti, dendrocronologia, analisi dei pollini, rapporti isotopici per gli studi paleoclimatici, documenti storici e serie di dati strumentali per le variazioni climatiche recenti. Studi essenzialmente volti a incrementare la conoscenza necessaria a prevedere l'evoluzione del clima in risposta alle forzanti naturali e antropiche.
A sviluppare la ricerca un team costituito dai docenti Giovanni Scicchitano del Dipartimento di Scienze della Terra e Geoambientali dell’Università “Aldo Moro” di Bari e Carmelo Monaco del Dipartimento di Scienze Biologiche, Geologiche e Ambientali dell’Università di Catania insieme con Matteo Vacchi del Dipartimento di Scienze della Terra dell’Università di Pisa, Elena Regattieri dell’Istituto di Geoscienze e Georisorse del CNR Pisa e Paolo Montagna dell’Istituto di Scienze Polari del CNR Bologna.
«Le ricerche sul paleoclima sono finalizzate alla realizzazione di due obiettivi principali – spiegano i ricercatori -. Il primo obiettivo è rappresentato dall’analisi di dettaglio della variabilità climatica naturale a medio e lungo termine, mentre il secondo, ad esso strettamente legato, è quello della stima dei fattori e dei meccanismi fisici che sottendono a tali variazioni climatiche. Per realizzare questi due obiettivi, si utilizzano dati vicarianti (“proxy-records”) ottenuti tramite lo studio di archivi naturali, in grado di fornire le informazioni necessarie per la ricostruzione dei diversi scenari climatici occorsi nel passato».
«Le successioni sedimentarie di ambiente continentale, ed in particolare le successioni di carbonati di grotta (speleotemi), sono considerate un potente archivio per la ricostruzione dei cambiamenti paleoclimatici – aggiungono i ricercatori -. Molte proprietà (geochimiche, biologiche, mineralogiche) di questi depositi sono, infatti, sensibili alle variazioni climatiche, idrologiche ed ambientali, che possono essere ricostruite nel dettaglio grazie ad analisi di tipo diverso».
Alfio Russo – Ufficio stampa Università di Catania
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